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Destinato ai musicisti: manoscritti, opere, concerti di Vivaldi; nascita di un mito (LSSEV)

Come scrive Michel Talbot nel suo importante saggio, edito in lingua inglese ma tradotto in molte lingue tra cui l'italiano (Edizioni Hoepli, 2009), Vivaldi nutre una vera passione per l'ostinato.

Troviamo ostinati non solo nel registro basso, che possono proseguire nella stessa tonalità per l'intero brano, ma anche ostinati riportati sulla linea melodica e trasportati su altre tonalità. L'ostinato, anzichè essere mascherato, diventa un tratto distintivo della musica barocca italiana.

La creatività è data dalla tessitura, dalla progressione armonica, dall'intreccio delle parti.

Potete ammirare tutti questi aspetti leggendo la partitura del Magnificat. Attualmente è possibile scaricarla free  dal web accedendo ad un sito wiki, ma in generale è possibile comperarla nei negozi specializzati.

Su Youtube trovate molte esecuzioni. La mia preferita è questa ungherese:

 

L'autrice di questa unità ha come contralto corista di fila il Magnificat: ognuna delle parti interne del coro e dell'orchestra è meravigliosa e la sua melodia si autosostiene, anche se ovviamente l'intreccio conferisce un fascino in più. A distanza di anni, impossibile dimenticarsi la partitura della sezione del coro di cui ho fatto parte.

E' interessante vedere i manoscritti originali di Vivaldi, custoditi  in buona parte nella Biblioteca Nazionale di Torino e nella Biblioteca di Stato di Sassonia, perchè contengono anche le sue correzioni. E' pertanto possibile osservare come non ci sia  stato alcun tentativo di "mimetizzare" l'ostinato, ma anzi esso  fosse diventato  per Vivaldi un tratto distintivo, caratterizzante.

Vivaldi fu un musicista di profilo internazionale (infatti, nonostante la salute precaria, viaggiò moltissimo). Occorre ricordare inoltre che Venezia era in quegli anni  (1678 - 1741) una città al centro dei traffici commerciali e culturali d'Europa. La società e la cultura veneziana erano un modello di riferimento per molte corti e ricche borghesie del  centro e nord Europa.

Piacque ai suoi contemporanei la formula del concerto, delineata a livello compositivo con la contrapposizione e il dialogo tra soli e gruppo, tra individuo e popolo, soluzione che permetteva di valorizzare il virtuosismo esecutivo.

Non era gradita però a molti, almeno fino alla pubblicazione dell'Estro armonico, proprio questa "ostentazione" di bravura: la critica musicale dell'epoca riteneva che Vivaldi fosse certamente un eccellente violinista, ma non un altrettanto bravo compositore.

Anche per noi contemporanei può essere difficile cogliere la genialità delle sue armonie, stante la velocità con cui si eseguono alcune sonate o arie. Per tale motivo, uno degli esercizi di ascolto e lettura proposti introduce all'analisi dell'Allegro del Concerto op. 5 della Stravaganze, mostrando alcune raffinatezze nella composizione e facendo sentire una loro trascrizione per organo, volutamente rallentata per permettere di apprezzare le progressioni armoniche, le cadenze, gli ostinati.

Rimando all'esercizio di teoria, ma intanto vi propongo l'ascolto.

Bach (che conobbe le opere di Vivaldi e iniziò a comporre dopo di lui) lo fece apprezzare e conoscere, trascrivendo molte partiture, così da renderle eseguibili con l'organo, l'armonium o il clavicembalo.

Se confrontiamo Bach e Vivaldi, notiamo che Vivaldi ha linee melodiche ornate in modo più sobrio, ha parti interne che sono apprezzabili per la loro intrinseca armonia, ha minori dissonanze. Le composizioni di Bach sono invece più intrecciate e complesse, sono più godibili se ascoltate nell'insieme dell'esecuzione più che nella melodia delle parti interne,  contengono un numero maggiore di tensioni. Se Vivaldi ci può far ricordare la pittura serena della laguna di Venezia, dipinta da Canaletto, Johan Sebastian Bach (1723 - 1750)  ci richiama un'architettura, chissà, forse proprio quella della cattedrale di Lipsia. Apparentemente più semplici, le partiture di Vivaldi sono invece raffinate e complesse: occorre una grande sensibilità e un notevole gusto nell'esecuzione, al fine di rendere le pause come musica esse stesse, di conferire l'atmosfera, il senso di attesa e di fluidità, una certa luce crepuscolare o diffusa, tutti elementi che non sono trascritti nella partitura e devono essere resi dall'esecutore o dall'orchestra.

Negli anni tra il 1703 e il 1740, Vivaldi lavorò come maestro di coro, di cappella e di violino nella struttura del Conservatorio della Pietà. Si trattava di un'istituzione di carità che dava rifugio a bambini orfani, illegittimi, malati, abbandonati dai genitori. In quegli anni Vivaldi compose la maggior parte delle sue opere sacre, delle cantate, dei concerti, delle sonate. La produzione fino al 1710 era concepita per valorizzare il telento esecutivo delle giovani fanciulle di cui era maestro, sia come cantanti sia come musiciste (molte di loro sapevano suonare svariati strumenti musicali), che eseguivano le sue opere nascoste dietro una grata e quindi non visibili al pubblico. Perciò nelle sue composizioni i soli virtuosistici trovavano spazio significativo.

Nel 1711 l'intera Europa si entusiasmò ascoltando "L'estro armonico op.3", forse la raccolta di composizioni strumentali che maggiormente ha influenzato la storia della musica europea.  Il titolo stesso è originale: si tratta di un ossimoro, cioè una figura retorica che accosta concetti contrari. L'estro infatti è un'istinto, un'emozione, un impulso; ma l'aggettivo armonico presuppone razionalità, calcolo, ragionamento, riflessione.

Nel 1714 Vivaldi compose i concerti che rientrano nella collezione "Le stravaganze" (vedere approfondimento). I suoi contemporanei la trovavano una musica strana, sicuramente notevole, ma un po' eccentrica. Qualcuno rilevava che certamente chi la eseguiva era un virtuoso, ma forse non un altrettanto valido compositore.

Anche oggi, ascoltando un concerto delle Stravaganze si fa fatica a cogliere la genialità della composizione armonica, per esempio, dell'allegro, stante la velocità con cui la partitura è eseguita. Perciò nell'approfondimento "teoria" si propone una introduzione all'ascolto "rallentata".

Si narra che in un'occasione gli orchestrali sfidassero Vivaldi accelerando il tempo apposta per metterlo alla prova, ma il musicista mantenne il tempo originario battendo fortemente il piede a tempo, fatto che fece immensamente divertire il suo pubblico.

Tra il 1718 e il 1720 Vivaldi fu nella corte dei Gonzaga, di Mantova. In quegli anni compose il suo Magnificat, composizione sacra di grande valore musicale e assolutamente innovativa.

In quegli anni, nonostante la salute malferma che gli impediva di celebrare Messa, Vivaldi viaggiò moltissimo ed eseguì la sua musica in ogni parte del centro e nord Europa.

Poi, improvvisamente, la fortuna gli voltò le spalle.

Non più apprezzato, considerato "fuori moda", venne soppiantato da altri, ora sconosciuti, musicisti. 

Di quegli anni si conservano i documenti rispetto allo stipendio: migliore di quello del padre (che era stato barbiere ma anche violinista), ma comunque insufficiente per garantirgli una vita decorosa. Morì a Vienna nel 1741 in povertà.

Negli anni successivi, però, Johann Sebastian Bach scoprì a Lipsia i manoscritti di Vivaldi e in particolare l'Estro Armonico. Ne fu impressionato e lo trascrisse (cinque composizioni per clavicembalo e una per clavicembalo ed archi).

Secondo diversi storici della musica e facendo riferimento alle testimonianze dello stesso Bach, questo secondo grande compositore fu fortemente influenzato da Vivaldi. Bach apprese da Vivaldi alcune strutture e architetture compositive, apprezzò il rigore e la raffinatezza delle armonie ed in particolare trasse da Vivaldi la struttura del "Ritornello".

Se Scarlatti (vedere unità su CLILSTORE) aveva introdotto la tecnica dell'"A capo", Vivaldi la perfezionò, creando le composizioni con il "Ritornello": in esse un tema iniziale, una unità melodica con cui si apre il brano, è ripresa successivamente nella stessa forma e tonalità, oppure alzata di un intervallo, oppure riproposta con una metrica e una ritmica simile, per poi essere suonata "da capo" (vedere approfondimento sull'Allegro del concerto 5 della Stravaganza). 

Bach trascrisse 10 (o secondo altri storici della musica, nove) concerti, tra cui alcuni molto importanti e celebri (come il Concerto per quattro violini, violoncello, archi e continuo RV 580). E' merito di Bach se nella Biblioteca Nazionale della Sassonia si trovano ora gli altri manoscritti di Vivaldi, non custoditi a Torino.  Per alcuni anni, si credette che Vivaldi avesse copiato da Bach, cosa impossibile, visto che Bach è vissuto ed ha composto dopo Vivaldi.

All'inizio del Novecento, la musica di Vivaldi iniziò nuovamente a circolare, incontrando i gusti degli ascoltatori.

Ma il grande merito della riscoperta della musica di Vivaldi si deve a Alfredo Casella, che nel 1939 organizzò la Settimana di Vivaldi, facendo conoscere a livello mondiale le composizioni del musicista.

Mi sembra che un grande merito nella diffusione della musica vivaldiana l'abbia avuto anche l'Orchestra dei Solisti Veneti.

La musica di Vivaldi è studiata per l'impatto psicologico che ha sugli ascoltatori  (Alfred Tomatis) ed è inserita tra le risorse per la musicoterapia.

Moltissimi gli approfondimenti sul web e le guide all'ascolto delle Quattro Stagioni.

Ad esempio, potete leggere la sintesi di Wikipedia oppure la scheda interattiva al link https://www.musicacolta.eu/le-quattro-stagioni-di-vivaldi/

(non fermatevi alla prima schermata; se scorrete, sotto il testo iniziale sono elencate - tra altre schede di approfondimento - le stagioni, per esempio "l'Autunno";  ciascuna stagione indicata è un link alla scheda interattiva corrispondente).

Per completare la conoscenza di Vivaldi e del suo contesto culturale, accedete all'altra unità su Vivaldi (che è complementare) e l'unità 8397 dal titolo: "Canaletto e i vedutisti del '700  a Venezia",

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